La satira di Sabina Guzzanti
e la dimensione pubblica
di Mara Carfagna
Bologna, 10 luglio 2008
(avv. Antonello Tomanelli)
Non sono passati inosservati gli attacchi lanciati da Sabina Guzzanti dal palco romano del "No Cav Day" all’indirizzo delle più alte cariche istituzionali, papa Ratzinger compreso. Ma quello che con ogni probabilità avrà uno strascico giudiziario è l’attacco al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che ha già annunciato di voler querelare l’autrice satirica.
Ecco la frase della Guzzanti che ha scatenato l’ira della ministra: “Non me ne frega niente della vita sessuale di Berlusconi, ma tu non puoi mettere là alle Pari Opportunità una che sta là perché ti ha succhiato l’uccello […] non la puoi mettere da nessuna parte ma in particolare non la puoi mettere alle Pari Opportunità”. Seguono applausi, ma soprattutto le risate del pubblico che riempie piazza Navona.
La critica della Guzzanti è durissima, certo. E si basa sul contenuto di un’intercettazione tra Silvio Berlusconi e l’amico fedele Confalonieri, che però non è mai stata pubblicata. Secondo diverse voci, quell’intercettazione sarebbe stata distrutta dal Gip perché ritenuta irrilevante ai fini del processo. Sta di fatto, però, che il succo di quella conversazione è sulla bocca di tutti; e riportato, pur se fra le righe, dai maggiori quotidiani nazionali.
Se si dovesse valutare la frase della Guzzanti secondo i parametri del diritto di critica, potrebbero sorgere alcune difficoltà. Difficoltà derivanti principalmente dal fatto che tecnicamente quell’intercettazione non esiste più, essendo stata distrutta per ordine della magistratura. Quanto contenuto in quella intercettazione è, allo stato attuale, una vox populi. Vincolata alla prova della verità dei fatti, la Guzzanti, nel giudizio per diffamazione intentato dalla Carfagna, potrebbe subire una condanna, proprio perché potrebbe non riuscire a fornire quella prova. A meno che colui che è in possesso delle trascrizioni autentiche di quell’intercettazione non le passi alla Guzzanti. Cosa che tuttavia appare alquanto improbabile.
Ma una soluzione diametralmente opposta deriverebbe valutando il contesto nel quale si inserisce la frase incriminata. La Guzzanti sale sul palco di piazza Navona e incomincia canticchiando la nota filastrocca dell’osteria opportunamente adattata a Palazzo Chigi (“Osteria delle ministre… paraponziponzipò”), alludendo alle prestazioni sessuali che la Carfagna, da quanto trapelerebbe da quella intercettazione, avrebbe reso a Berlusconi in cambio della sua nomina a ministro per le Pari Opportunità. Ironizza sul paradosso che caratterizzerebbe la moralità di alcune figure pubbliche. Come l’ex sindaco di New York, che pubblicamente accosta il sesso al demonio, salvo essere pescato nel dare 200 mila dollari ad un’agenzia che gestisce prostitute. Pier Ferdinando Casini, “divorziato tre volte”. Cosimo Mele, parlamentare Udc e sostenitore di un giro di vite su droga e prostituzione, finito nel luglio 2007 sulle prime pagine dei giornali per aver organizzato un droga party con due squillo in un albergo di via Veneto. E sul significato di “moralismo” invita i “moralisti” a consultare il vocabolario, o in mancanza ad imparare dai film di Alberto Sordi.
Non c’è dubbio, quindi, che la frase della Guzzanti, anche in considerazione del personaggio, si inserisca in un contesto più di satira che di critica. Conclusione rafforzata dalla constatazione che notoriamente la satira della Guzzanti si caratterizza proprio per l’improvviso alternarsi tra il serio e il faceto. E che la frase incriminata sia riconducibile al diritto di satira risolve il problema circa l’attuale impossibilità di ricondurre con certezza ad una “fonte ufficiale” (quale un provvedimento giudiziario) i fatti descritti dalla Guzzanti.
Perché la satira, non soddisfando esigenze informative, può prescindere dal requisito della verità. Quello che rileva nella satira è esclusivamente la dimensione pubblica del personaggio preso di mira, che va vista come un enorme contenitore di vetro nel quale confluiscono tutte le informazioni che lo riguardano. L’autore satirico pesca in questo contenitore e utilizza quelle informazioni per costruire il messaggio satirico. Ma senza curarsi se quelle informazioni siano vere o false. Gestire informazioni vere, ossia notizie, è compito del giornalista, non dell’autore satirico.
Di conseguenza, la satira può basarsi su fatti ufficialmente non veri, purché di dominio pubblico. Nel caso in questione, l’attuale dimensione pubblica di Mara Carfagna mostra una giovane ex show girl senza alcuna esperienza politica che viene dal presidente del Consiglio Berlusconi improvvisamente nominata ministro per le Pari Opportunità, ma grazie ai favori sessuali propinatigli, stando al contenuto di quella intercettazione. Non si sa se e in che misura quelle affermazioni sulla Carfagna siano vere. Ma è certo che sono di dominio pubblico e senza dubbio ne caratterizzano l’attuale dimensione pubblica. E se ciò è assolutamente insufficiente perché quelle circostanze possano legittimamente confluire in un messaggio informativo, diversamente deve concludersi nell’eventualità in cui quelle circostanze vengano citate in un contesto satirico, come appunto fatto dalla Guzzanti dal palco di piazza Navona.