Berlusconi magnaccia:
anche i politici
possono fare satira

Bologna, 29 giugno 2008

(avv. Antonello Tomanelli)

La miriade di intercettazioni depositate presso la procura della Repubblica di Napoli svela un Silvio Berlusconi indaffarato a procurare particine a sedicenti attrici. L’ossessionato è ancora una volta Agostino Saccà, un uomo che deve tanto a Berlusconi, e che riceve quelle telefonate nella veste di capo di Raifiction.

I nomi delle vallette sono parecchi. Per Berlusconi, tutte devono in qualche modo apparire nelle fiction Rai. Non importa se prive di talento. Non importa se per farlo bisogna togliere la parte a chi se l’è sudata. Basta che lavorino. E che magari, attraverso la loro utilizzazione, ci si possa ingraziare qualche politico dell’opposto schieramento. La donna, dunque, come merce di scambio per far cadere il governo.

Berlusconi pressa Saccà promettendogli un aiuto nell’attività imprenditoriale che questi ha già detto di voler aprire in Calabria. Di qui l’accusa di corruzione, essendo Saccà dirigente di un pubblico servizio. Alcune di quelle ragazze non vedranno mai coronato il loro sogno, probabilmente perché impresentabili. Ma, a parte ciò, sconcerta l’elevato numero di femmine che Berlusconi vuole piazzare in Rai. Come sconcerta che a beneficiare delle sue intercessioni non vi sia nemmeno un uomo.

La comica situazione stimola Antonio Di Pietro a quella che probabilmente diventerà la battuta del secolo. Intervistato subito dopo la pubblicazione di quelle intercettazioni, afferma che “le intercettazioni di questi giorni ci fanno capire come al governo più che degli statisti abbiamo dei magnaccia”.

Berlusconi preannuncia azioni giudiziarie. Lo fa attraverso l’avvocato Nicolò Ghedini, secondo il quale “è del tutto evidente la portata diffamatoria, che trascende di gran lunga ogni critica politica”.

L’avvocato Ghedini parte dal giusto presupposto che ogni critica deve basarsi, almeno tendenzialmente, su fatti veri. E non c’è dubbio che dare del magnaccia a Berlusconi significa basare la critica su fatti falsi. Ma probabilmente Ghedini non sa che qui la critica politica non c’azzecca, per dirla alla Di Pietro. E’ al diritto di satira che bisogna guardare, essendo palese l'ironia veicolata dalla battuta di Di Pietro. E la libertà di satira non va considerata quale esclusiva prerogativa dell’artista, potendo essere esercitata da chiunque, anche da un politico intervistato.

La satira mira allo sbeffeggiamento del suo destinatario. Per sua natura si basa sul paradosso, attraverso cui lo sbeffeggiato viene collocato in una dimensione spesso grottesca. Nella satira, quindi, non ha senso pretendere il rispetto della verità, proprio perché la satira non soddisfa esigenze informative. Secondo la giurisprudenza, per la legittimità della satira è sufficiente che sussista un nesso di coerenza causale tra la qualità della dimensione pubblica del destinatario e il contenuto del messaggio satirico. In altre parole, rientra nella libertà di satira la battuta che, guardando alla caratterizzazione del personaggio preso di mira, abbia un senso.

Ora, nel caso in questione il nesso di coerenza causale c’è. Per quanto riguarda la qualità della dimensione pubblica di Berlusconi, così come arricchitasi grazie alla pubblicazione di quelle intercettazioni, esse ritraggono il capo dell’opposizione impegnato a gestire una nutrita schiera di ragazze per “piazzarle” nelle fiction Rai, dove comanda il fedelissimo Saccà. In alcuni casi queste ragazze vengono dal Cavaliere segnalate senza che se ne sappia il motivo, anche se è legittimo presumerlo. Ma in altri è più o meno esplicito lo scopo di accattivarsi le simpatie di qualche parlamentare, in modo da convincerlo a votare contro il governo Prodi.

Concorrono così gli elementi che notoriamente caratterizzano l’attività del magnaccia (che qui costituisce il contenuto del messaggio satirico veicolato dalla battuta di Di Pietro): la collocazione ambientale delle protette e l’esistenza di un tornaconto personale. Intenso, dunque, il nesso di coerenza causale.

Tra l’altro, non si può negare che sia stato lo stesso Berlusconi a stimolare la battuta satirica di Di Pietro. Da molto tempo il Cavaliere rivendica con orgoglio e pubblicamente la presunta fama di tombeur de femmes. E’ chiaro che un simile atteggiamento, se può renderlo simpatico agli occhi di una parte dell’opinione pubblica, certamente si rivela un’arma a doppio taglio nel momento in cui viene pescato a raccomandare quelle stesse femmes per una parte in una fiction della Rai, dove si dovrebbe essere scelti in base al merito. E se nessuno potrebbe seriamente pensare che Berlusconi svolga attività di sfruttamento della prostituzione, certamente un tale modo di fare lo avvicina più alla figura evocata da Di Pietro che non a quella di uno statista.