Facci attacca Grillo:
violata la riservatezza,
diffusi dati sensibili
28 aprile 2008
(avv. Antonello Tomanelli)
Nei giorni che precedono e seguono il V2 Day del 25 aprile, “Il Giornale” pubblica una sorta di biografia di Beppe Grillo a quattro puntate, a firma Filippo Facci. La vita del comico genovese viene passata sotto la lente di ingrandimento. Ma ad emergere sono unicamente fatti poco edificanti. Di Grillo viene evidenziata una patologica tirchieria, che in alcuni episodi si rivela ripugnante, nonché una cinica ingratitudine. A fare da fonti di quella che il giornalista definisce “inchiesta” sono in gran parte ex amici del comico genovese.
Qui va fatta una premessa. Si parte dal presupposto che i fatti narrati da Facci, peraltro molto precisi, siano lesivi della reputazione di Grillo, ma veri. Se non lo sono, il discorso può considerarsi chiuso: diffamazione aggravata. E, in questo caso, il concetto di verità si riferisce anche alla natura delle fonti. In altre parole, a parte quei fatti ricavati da fonti ufficiali (come un provvedimento giudiziario), in un eventuale giudizio Facci dovrà dimostrare di aver acquisito quelle notizie attraverso un serio e attento lavoro di ricerca, basato sulla concordanza e sull’attendibilità delle fonti interpellate.
In linea di massima non si pongono problemi di continenza formale. Il linguaggio adoperato da Facci è certamente poco tenero nei riguardi di Grillo. Ma siamo nell’ambito del diritto di critica, dove la continenza formale va sempre valutata con minor rigore rispetto a quanto si esige nella cronaca. Salvo, però, quanto si dirà più avanti sulla rievocazione di un episodio particolare.
Ma per molte delle vicende narrate è l’interesse pubblico a mancare. Vediamo perché.
Beppe Grillo è da sempre un personaggio pubblico, la cui dimensione di apprezzato comico è andata negli ultimi anni arricchendosi del successo ottenuto nel sensibilizzare le masse su importanti temi come legalità, informazione, ambiente. Il tutto attraverso il suo frequentatissimo blog. Ma, come tutti i personaggi pubblici, ha diritto al rispetto della propria sfera privata. E nel rapporto che attualmente lo lega alla collettività, assume natura privata (ed è quindi privo di interesse pubblico) qualsiasi fatto che non è in grado di incidere su quel rapporto, nel senso che non vale a ricostruirlo in termini di verità (sulla problematica si veda il diritto alla riservatezza).
Lo dice a chiare lettere l’art. 6, comma 2°, del codice di deontologia: “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”.
Ora, analizzando quanto scritto da Facci su “Il Giornale”, può ritenersi di interesse pubblico (ma solo da un punto di vista giuridico) la circostanza relativa al “terrazzo di 100 metri quadri” della sua casa a Sant’Ilario che “Grillo fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi”. Data la pubblica intolleranza manifestata da Beppe Grillo nei riguardi della prassi legislativa del condono edilizio, il fatto non può ritenersi “privato”, poiché contraddice quanto sostenuto dal personaggio Grillo nella sua vita pubblica. Anche se va detto che, con ogni probabilità, le denunce di Grillo si indirizzano più che altro a chi condona gli scempi ambientali.
Conclusioni opposte vanno invece tratte circa quegli episodi che consegnano al pubblico un Grillo affetto da rare e ciniche forme di tirchieria e ingratitudine. Come quando una sera del dicembre 1977 bidonò Luigi De Lucchi, che tanto lo aveva aiutato all’inizio della carriera e che lo attendeva nel proprio locale insieme a centinaia di spettatori paganti, comunicandogli per telefono un improvviso malore, mentre in realtà aveva preferito esibirsi in un altro locale perché meglio pagato. Ammesso che il fatto sia vero, non si capisce come la sua diffusione, a distanza di trent’anni, possa ritenersi di utilità sociale, ossia in grado di incidere obiettivamente sul rapporto che lega Grillo alla collettività, in considerazione degli aspetti che caratterizzano la sua attività pubblica.
Facci non manca di citare la vicenda più dolorosa della vita di Grillo: l’incidente stradale in cui persero la vita due suoi amici e il loro figlioletto, causato da una grave imprudenza che costò al comico genovese una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. E’ vero che quell’episodio contraddice in parte la passione con cui Grillo, volendo fare pulizia nella politica, rivendica pubblicamente un Parlamento senza condannati. E’ vero che Grillo non potrebbe invocare il diritto all’oblìo, in quanto personaggio a rilevante dimensione pubblica. Ma è anche vero che la rievocazione, con dovizia di particolari, di quella tragica vicenda ben avrebbe potuto essere sostituita con un semplice riferimento alla condanna passata in giudicato, giusto per rilevare la contraddizione. L’accanimento di Facci nel rievocare dettagliatamente quella vicenda si sostanzia in una violazione del requisito della continenza formale.
Anche le avventure sessuali di Grillo diventano oggetto di attenzione da parte dell’articolista. Vengono citati episodi di gioventù, risalenti addirittura ai primi anni ’70, quando Grillo, insieme ad un ex amico, che è poi una delle fonti di Facci, organizzava nell’appartamento dei genitori orge con un registratore nascosto sotto il letto. Viene narrato che in occasione di uno di questi amplessi Grillo finì al pronto soccorso. La genericità dei riferimenti impedisce di imputare a Facci la violazione della privacy attraverso la diffusione di dati sensibili, ossia quei dati personali che l’art. 4, comma 1° lett. d) definisce “idonei a rilevare […] lo stato di salute e la vita sessuale”. Tuttavia, non è facile capire dove sia qui l’interesse pubblico, con riferimento sia alle performance sessuali di Grillo verificatesi in un luogo indiscutibilmente privato, sia alla scoperta di quei nastri registrati da parte della madre.
Di diffusione illecita di dati sensibili, invece, bisogna parlare per l’infelice precisazione di Facci sul matrimonio del comico genovese, celebrato alla fine degli anni ’70 con Sonia Toni, che ha generato “una figlia, Valentina, e Davide, nato purtroppo con dei problemi motori”. L’unica scusante che potrebbe addurre Facci è che quel dato sensibile (in quanto rivelatore di uno stato di salute) riguarda “circostanze o fatti resi noti direttamente dagli interessati o attraverso loro comportamenti in pubblico”: eventualità che consentirebbe al giornalista di diffondere legittimamente il dato sensibile a prescindere dal consenso dell’interessato, come precisa l’art. 137, comma 3°, D.Lgs. n. 196/2003 (Codice della Privacy).
Ma non pare proprio che nel caso del figlio di Grillo ciò si sia mai verificato. E qui la violazione della privacy non è soltanto eclatante, ma anche odiosa. Colpisce un soggetto completamente estraneo a quella che sembra una guerra personale di Facci nei riguardi di Grillo, portata in concomitanza del V2 Day. Anche sotto questo ultimo aspetto, per il livore che trasuda il lungo articolo di Facci è estremamente arduo riscontrarvi un qualche reale interesse pubblico. Un articolo scritto allo scopo di portare una gratuita aggressione alla sfera morale del comico genovese.