La Cina blocca
la mozzarella di bufala,
scatta la rappresaglia del Tg2

31 marzo 2008

(avv. Antonello Tomanelli)

Sabato 29 marzo Pechino annuncia la sospensione delle importazioni della mozzarella di bufala dall’Italia, a causa della drammatica situazione che attanaglia la regione Campania. La notizia viene ripresa da tutti gli organi di informazione. E il Tg2 delle 13 di domenica 30 marzo vi dedica un servizio di Marina Nalesso, che ripercorre le tappe principali della vicenda: dal provvedimento di sospensione adottato dalla Francia, poi revocato, alle garanzie pretese dalla stessa Ue, fino alla decisione delle autorità cinesi.

Subito a seguire, un servizio di Adriano Conte. Le finalità del servizio non sono propriamente informative. Lo si intuisce dall’incipit della voce fuori campo: “A proposito di bufale, verrebbe da dire ‘Senti da che pulpito viene la predica!’, vista la fantasia creativa dei cinesi in materia di contraffazione”. Il servizio tratta unicamente delle contraffazioni made in China, dalle borse, agli occhiali da sole, ai dentifrici, fino ad arrivare al recente caso dei “giocattoli al piombo”: casi che hanno rivelato una massiccia esportazione in Italia di prodotti cinesi, anche alimentari, in contrasto con la normativa europea. Per il resto, il servizio è molto simile, come stile narrativo e tecnica di montaggio, a quello (immediatamente precedente) di Marina Nalesso.

Di fronte alla decisione delle Autorità cinesi di bloccare le importazioni della mozzarella di bufala dalla Campania, un servizio con finalità informative avrebbe potuto, ad esempio, andare alla ricerca di precedenti analoghi, citando casi in cui prodotti italiani, o di Paesi dell’Unione Europea, erano stati, in via cautelativa, bloccati alle frontiere per motivi di sanità. Non certo evocare le altrui mancanze nell’ottica di un principio di compensazione. In altre parole, il servizio di Adriano Conte pare più una rappresaglia che un pezzo giornalistico.

Tecnicamente, il servizio di Adriano Conte è una critica. E non c’è dubbio che il diritto di critica sia una prerogativa del giornalista. Ma va analizzato il contesto in cui tale critica si inserisce.

Il servizio di Adriano Conte segue immediatamente quello di Marina Nalesso, che ha dato la notizia del blocco della mozzarella di bufala da parte delle autorità cinesi. Tra i due servizi non vi sono soluzioni di continuità. La loro durata è pressoché identica. Non vi è alcuna intermediazione da parte della conduttrice Francesca Nocerino. Il servizio di Adriano Conte presenta uno stile molto simile a quello della collega Nalesso, per tecnica narrativa e di montaggio. La critica di Adriano Conte si inserisce cioè in un contesto informativo. Una critica espressa in un contesto di cronaca. Rappresenta, cioè, l’esempio più eclatante di violazione del requisito della continenza formale.

Per ovvi motivi, nel servizio di Adriano Conte non si possono rinvenire gli estremi di un reato né di un illecito civile. Tuttavia, ad essere violate qui sono le norme deontologiche. E’ palese il tentativo di distogliere l’attenzione del telespettatore dalla possibilità che la mozzarella di bufala possa essere contaminata, per convogliarla sul pericolo, peraltro già acquisito ma trattato dal giornalista come quanto mai attuale, rappresentato dai prodotti made in China, quasi nel tentativo di riscattare una sorta di orgoglio nazionale ferito dalla decisione del governo di Pechino. Non c’è dubbio che qui ad essere violati sono quei “doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede” richiamati dalla Carta dei Doveri. Violazione alla quale dovrebbe conseguire l'applicazione, nei riguardi di autore e responsabile del servizio, di sanzioni disciplinari da parte del competente Ordine dei giornalisti.