Foto di Villa Certosa:
perché la pubblicazione
è di interesse pubblico
Bologna, 6 giugno 2009
(avv. Antonello Tomanelli)
Dopo la Procura di Roma, anche il Garante della Privacy interviene sulla vicenda delle foto di Villa Certosa. Lo fa con un comunicato stampa, che sottolinea l’illegittimità della pubblicazione di quelle foto, affermando che “è illecito riprendere e comunque utilizzare immagini di persone all’interno di una privata dimora senza il loro consenso e con l’uso di tecniche particolarmente invasive” e raccomandando, infine, a tutti gli organi di informazione “il più attento rispetto della normativa sulla privacy e del codice deontologico dei giornalisti”.
L’ipotesi di reato cui allude il Garante nelle sue affermazioni è “Interferenze illecite nella vita privata” (art. 615 bis del codice penale), che punisce “chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614” (l’art. 614 del codice penale è la norma che prevede il reato di violazione di domicilio: Villa Certosa rientra certamente nel concetto di domicilio).
Ora, il fotografo Antonello Zappadu si è appostato su una lontana terrazza e con un potente teleobiettivo ha catturato quelle immagini. Ha certamente usato “strumenti di ripresa visiva o sonora”, come dice la norma. Ma un reato si realizza quanto il soggetto attivo realizza tutti gli elementi descritti dalla norma incriminatrice. In questo caso non ha realizzato il reato, perché quelle immagini non possono considerarsi “attinenti alla vita privata”. Vediamo perché.
Non è che la “vita privata” è tale per il sol fatto di svolgersi all’interno di mura domestiche. Se così fosse, non ci sarebbe nulla di cui discutere. E persino le immagini che ritraggono, ad esempio, Berlusconi all’interno di Villa Certosa mentre cena con un gruppo di capimafia sarebbero attinenti alla “vita privata”.
Da quando è scoppiato il caso Noemi, Berlusconi è nell’occhio del ciclone per le sue presunte frequentazioni con ragazze minorenni, pubblicamente paventate anche dalla moglie Veronica Lario. Non c’è dubbio, quindi, che tale sospetto stia caratterizzando la sua personalità pubblica, quindi il suo rapporto con la collettività. Ma lui ha sempre negato con sdegno, denunciando complotti. Inoltre, è noto come il presidente del Consiglio abbia un concetto molto personale di verità, tanto da screditare in continuazione quelle che secondo l’ordinamento sono fonti ufficiali: i fatti accertati nelle sentenze della magistratura, i dati Istat, persino i recenti dati sull’occupazione diffusi personalmente da Mario Draghi, il Governatore della Banca D’Italia.
Ne deriva che qualsiasi fatto provato, in grado di contraddire quanto ostinatamente e pubblicamente sostenuto da Berlusconi, reca in sé un altissimo grado di rilevanza pubblica.
Ora, se è vero che molte di quelle foto documentano all’interno di Villa Certosa la presenza di ragazze minorenni, sistematicamente invitate e ampiamente rimborsate nei loro frenetici spostamenti dal presidente del Consiglio, addirittura nude e che si scambiano effusioni tra loro, magari utilizzate per allietare la permanenza di capi di Stato, non c’è dubbio che sono di interesse pubblico. Proprio a causa delle numerose esternazioni pubbliche di Berlusconi, tendenti a negare qualsiasi rapporto con ragazze minorenni, quelle foto ristabiliscono il rapporto tra Berlusconi e la collettività in termini di verità. Sussiste l’interesse pubblico quando una notizia è in grado di incidere sul rapporto tra un personaggio pubblico e la collettività. Incidenza che, per intenderci, non vi sarebbe se quelle foto ritraessero Berlusconi mentre gira nudo da solo o gioca con il proprio cane. Come tali, atterrebbero alla sua “vita privata”.
Ciò è in perfetta armonia con quanto dice l’art. 6, comma 2°, del codice di deontologia dei giornalisti: “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”. Ebbene, gran parte della “vita pubblica” di Berlusconi è caratterizzata dall’accusare tutti (politici, stampa, magistrati) di dire e fabbricare menzogne. Anche la sua presunta frequentazione di minorenni è, a suo dire, una menzogna. Niente di più rilevante, quindi, di fotografie ritraenti minorenni in topless che popolano la sua privata dimora. Per questo quelle immagini non possono considerarsi attinenti alla sua “vita privata”.
Nell’arrivare a quelle conclusioni e, soprattutto, nel considerare imprescindibile il consenso dell’interessato, il Garante probabilmente pensava alla cronaca scandalistica. La cronaca scandalistica si situa all’estrema periferia del diritto di cronaca. Non soddisfando mai un reale interesse pubblico, provoca sempre una violazione del diritto alla riservatezza. Proprio perché finalizzata a soddisfare una curiosità morbosa, la cronaca scandalistica è lecita soltanto se vi è il consenso esplicito o implicito di chi ne è oggetto (consenso implicito che va sicuramente escluso quando le immagini sono tratte da un domicilio privato, anziché in un ristorante o all’uscita di una discoteca).
Ma qui non siamo nell’ambito della cronaca scandalistica, anche se abbondano i nudi. Un conto è se viene spiato in casa sua Flavio Briatore, che con la collettività ha un rapporto evanescente. Altra cosa è fotografare gli interni di Villa Certosa per provare che il presidente del Consiglio, la più alta carica politica del Paese, colui che accusa tutti di dire falsità e di ordire complotti ai suoi danni e nel contempo giura sulla testa dei propri figli di non aver mai incontrato Noemi da sola, organizza feste con decine di minorenni in topless e senza genitori al seguito.
In altre parole, quelle foto possono provare la patologica inclinazione alla menzogna di un presidente del Consiglio che nel corso degli anni ha costruito il suo rapporto con la collettività giurando di dire sempre la verità e accusando gli altri di mentire per sconfiggerlo politicamente. Ed è proprio su questo rapporto che la pubblicazione di quelle foto è destinata ad incidere. Ecco l’interesse pubblico che neutralizza la natura “privata” di quelle immagini.