Berlusconi infedele:
se il fatto 'privato'
è di interesse pubblico
Bologna, 6 maggio 2009
(avv. Antonello Tomanelli)
Ormai è ufficiale. Veronica Lario, moglie del premier Silvio Berlusconi, chiederà la separazione legale. La decisione arriva dopo anni di bugie, tradimenti, umiliazioni pubbliche. A scatenare la decisione è l’incursione di Berlusconi alla festa di compleanno di una diciottenne napoletana, tal Noemi Letizia, frequentatrice del premier. L’ingenua, pressata dalla stampa, lo chiama “papi”, con tanto di beneplacito della madre. Veronica Lario getta benzina sul fuoco con una dichiarazione al vetriolo: “Magari fosse sua figlia… ”.
Ce n’è abbastanza perché gli organi di informazione di tutto il mondo si buttino a capofitto sulla vicenda. C’è il dubbio che il nostro premier, che certo non ha mai disdegnato le relazioni extraconiugali, se la faccia con le minorenni. E Veronica non fa nulla per fugarlo quel dubbio, anzi. Mentre la madre di Noemi si misura con la figlia nella gara delle affermazioni più ingenue: “Ha solo il sogno di entrare nel mondo dello spettacolo”, dice di lei.
Il tutto diventa un caso politico. Il Pdl è compatto nel dire che si sono messi in piazza fatti privati, con conseguente violazione del diritto alla riservatezza del premier. Ma è proprio così?
Non è proprio così. Se è vero che, in genere, le scappatelle extraconiugali appartengono alla sfera privata, è anche vero che Veronica Lario è indubbiamente un personaggio pubblico, proprio per la sua condizione di moglie di Berlusconi. Un personaggio pubblico al quale, come a tutti, va riconosciuto il diritto di critica. Una critica che, tra l’altro, qui colpisce l’uomo più famoso d’Italia, titolare di delicatissime funzioni costituzionali. Per questo motivo è la critica di Veronica in sé a diventare di interesse pubblico. E l’organo di informazione che riporta dichiarazioni “esplosive” di un personaggio pubblico non può certo essere accusato di violazione della riservatezza, se riporta fedelmente quelle dichiarazioni.
Ma anche gli stessi singoli episodi su cui verte la critica di Veronica Lario sono di interesse pubblico. Veronica parla di continue infedeltà da parte del marito, delle sue scorribande in cerca di ragazze molto giovani. In altre parole, ne viene fuori un ritratto di Berlusconi non proprio compatibile con i valori della famiglia da lui stesso propugnati in occasione di ogni campagna elettorale. In particolare, con quei valori cattolici di cui si fece paladino in occasione del caso di Eluana Englaro, quando cercò di impedire l’esecuzione di una sentenza anche a costo di sovvertire l’ordinamento costituzionale con il più “ad personam” dei decreti legge.
Alla luce di ciò, non c’è dubbio che quei fatti, originariamente privati, incidono sulla relazione tra il personaggio pubblico Berlusconi e la collettività, poiché la loro diffusione contribuisce a ricostruire quella relazione in termini di verità. Ed è proprio la loro incidenza su quella relazione a legittimarne la diffusione, in conformità ai principi che regolano il diritto di cronaca. E’ una conclusione chiaramente suggerita “a contrario” dall’art. 6, comma 2°, del codice di deontologia dei giornalisti: “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”.
E non c’è dubbio che la collettività abbia il diritto di sapere chi è effettivamente Berlusconi: se quello che nelle proprie dichiarazioni pubbliche si ispira continuamente ai valori cattolici (quindi basando su di essi il proprio rapporto con la collettività) o quello che in realtà fa scempio di quei valori circuendo giovanissime ragazze alla disperata ricerca di notorietà, magari promettendo loro un seggio al parlamento europeo.