Il testamento biologico
di Mimmo Lombezzi:
meglio una grappa

Roma, 19 febbraio 2009

(Mimmo Lombezzi)

A Sua Eminenza Mons. Bagnasco, A Sua Eminenza Mons. Ruini, On. Roccella, On. Binetti, On. Formigoni, On. Ferrara

Vi scrivo con una mano stretta al ferro di un termosifone e l’altra posata su due palle da cannone del 1800 (ebbi un bisnonno garibaldino) .Cio’ che evoca codesta mia lettera infatti non è affatto allegro e nello scriverla mi attanaglia vivissima strizza.

Bene, Monsignori, se – Dio non voglia e Allah nemmeno e neppure Sveti Sava protettore dei Serbi! – se, e dico “SE !”, il destino volesse ch’io fossi ridotto da malattia o da accidente come il povero Welby o l’eroico Concioni o la sventurata Eluana, se domani o dopodomani restassi prigioniero di un corpo e fossi ridotto a un grumo di carne che respira solo per soffrire, se insomma mi fosse negato il piacere di vivere la vita nella sua interezza e mi fosse lasciata quel che Voi chiamate “vita” e cioè mero dolore e biologia, VI PREGO: “NON OCCUPATEVI DI ME!”.

Punto primo perché, pur essendo attratto enormemente dalle religioni, non sono cattolico. Punto secondo perché, se anche lo fossi, sarebbero comunque affari miei. Punto terzo perché sono un po’ disgustato dalle crociate he che sono state montate prima sulla pelle di Welby e recentemente su quella di Eluana e attristato dal disprezzo totale della volontà di entrambi.

Tralascio ogni commento sul calvario inflitto a Beppino Englaro , additato – sempre nel “massimo rispetto” – come mentitore, profittatore boia e assassino e costretto a pellegrinare da una regione all’altra per trovare un posto dove venisse rispettata la volontà di sua figlia e la legge.

Questo mio testamento biologico si erga dunque di fronte a Voi come uno scudo, come una novella, laica, Porta Pia.

Una porta che vi diffido dallo sfondare “per il mio bene”. So infatti che Voi sareste già pronti ad abbatterla. So bene che schiere di opinionisti neoconi o teodemi sarebbero pronti a calare come avvoltoi per salvarmi l’anima.

Rispondo, sin che posso : “NO GRAZIE!”.

E non vi chiedo neppure la messa dopo la mia triste dipartita. A te, caro Ferrara che continui ad essere la meglio penna sulla piazza chiedo da oscuro collega, di “non portarmi acqua”. Niente “Acqua per Lombezzi!”.

Mi basterà invece il rito balcanico della slivovica, che consiste nello spargere grappa sul tumulo del caro estinto e nel tracannarne piu’ bicchieri, alla sua salute, all’animaccia sua e alla battaglia del Kossovo.

In fede,
Mimmo Lombezzi

FONTE: ilbarbieredellasera.com