Paolo Berlusconi, professione fratello
In data 8 agosto 1986 la rivista “Capital” esce con una cordiale intervista a Paolo Berlusconi, il cui volto sorridente viene inserito in copertina insieme al titolo “Paolo Berlusconi: il mestiere di fratello”. All’interno un servizio di tre pagine intitolato “L’ascesa di Paolo il Secondo”. L’intervista svela l’ottimo rapporto esistente tra lui e il fratello Silvio, oltre alle sue qualità imprenditoriali. Ma svela anche la sostanziale dipendenza della vita imprenditoriale di Paolo da quella del più noto Silvio, partendo dal suo esordio nella squadra di calcio presieduta dal fratello maggiore fino ai prestigiosi incarichi manageriali nelle aziende del fratello.
Successivamente, in data 10 agosto 1986 il n. 31 del settimanale “L’Espresso” inserisce nella rubrica satirica “Chi sale e chi scende” un articolo a firma Gianpaolo Pansa che sbeffeggia Paolo Berlusconi per l’intervista concessa a “Capital”. Il giornalista vuole sottolineare come “il Berlusconi numero due, quello di seconda scelta e con lo sconto” abbia concesso l’intervista a Capital al dichiarato e giusto scopo di ritagliarsi un autonomo spazio nel mondo imprenditoriale (“dai e dai, dopo una vita di umiliazioni e di anonimato, anche Berluschino s’è conquistato una copertina su Capital”). Ne irride i tratti somatici evidenziati sulla copertina, in particolare la chioma (“che sembra un deposito di brillantina”) e i baffi, identici a “quelli smessi dal fratello nel 1976”. Ironizza, poi, sul cane “cocker” che Paolo Berlusconi ha rivelato a Capital adoperare nelle riunioni di lavoro per smascherare, grazie al suo ringhio, gli interlocutori inaffidabili. Conclude l’articolo con un augurio: “Coraggio Berlusconino, anche tu avrai un futuro. E di te, un giorno, si potrà dire ciò che si disse anni fa di Silvio il Grande: l’è minga un pirla!”.
Paolo Berlusconi giudica l’articolo lesivo della sua reputazione e cita in giudizio dinanzi al Tribunale di Roma articolista, direttore responsabile ed editore de “L’Espresso” chiedendo il risarcimento dei danni. Il Tribunale respinge la domanda, affermando che “In presenza di un nesso causale tra dimensione pubblica del personaggio e contenuto artistico, la satira oggetto di un diritto costituzionalmente fondato sugli artt. 9, 21 e 33 non è soggetta a censure, non potendosi ad essa applicare i limiti della verità del fatto e della correttezza formale elaborati in tema di diritto di cronaca”.
La sentenza va condivisa in quanto ha correttamente applicato il principio di corrispondenza tra dimensione pubblica del personaggio e contenuto del messaggio satirico.
Paolo Berlusconi è un imprenditore. Ma è noto come la sua fama sia sempre derivata principalmente dall’essere il fratello del ben più noto Silvio. Questo anche nel 1986, anno dell’articolo del Pansa su “L’Espresso”, quando Silvio Berlusconi era già proprietario di un impero televisivo la cui gestione imprenditoriale era in parte affidata anche al fratello minore Paolo.
La dimensione pubblica di Paolo Berlusconi deriva principalmente dall’essere l’“eterno secondo” di Silvio. E tale dimensione pubblica era stata sottolineata e confermata dallo stesso Paolo proprio in occasione dell’intervista concessa a “Capital”. Ammetteva di essere cresciuto all’ombra dell’ingombrante e protettivo Silvio, che non aveva minimamente esitato ad affidargli ruoli chiave in Fininvest. Che la subalternità al fratello Silvio fosse non solo accettata, ma anche manifestata pubblicamente dallo stesso Paolo lo dimostra il titolo comparso sulla copertina di “Capital” accanto alla sua foto (“Paolo Berlusconi: il mestiere del fratello”) nonché il titolo del servizio all’interno della rivista (“L’ascesa di Paolo il Secondo”). Circostanze, queste, mai disconosciute dallo stesso Paolo Berlusconi.
Ma un ulteriore elemento che ha contribuito a formare la dimensione pubblica di Paolo Berlusconi si ricava ancora dal servizio su “Capital”. Qui Paolo, quasi a voler scrollarsi di dosso l’ingombrante immagine del fratello Silvio, fa leva sulle sue capacità imprenditoriali, tentando di convincere il lettore di “Capital” che se si è formato all’ombra del fratello, è ora pronto a ritagliarsi uno spazio autonomo nel mondo dell’imprenditoria. Pur sempre con l’ausilio del fido “cocker”, che gli svela gli interlocutori inaffidabili grazie al suo provvidenziale ringhio.
Dunque è proprio questo il messaggio lanciato da Paolo Berlusconi attraverso l’intervista su “Capital”. La dimensione pubblica di Paolo Berlusconi dopo il rilascio di quell’intervista è data dall’essere cresciuto professionalmente all’ombra del fratello Silvio, ma con forti aspirazioni ad intraprendere un percorso imprenditoriale personale di successo.
Ed è proprio su questa specifica dimensione pubblica che il Pansa ha basato l’articolo satirico apparso su “L’Espresso”. L’articolista sbeffeggia Paolo Berlusconi così come rappresentato nella propria dimensione pubblica. Ciò può agevolmente dedursi dalle frasi adoperate dall’articolista. Ironizza sulla subalternità rispetto al fratello maggiore Silvio e sulla sua legittima aspirazione a ritagliarsi un ruolo autonomo nel mondo dell’imprenditoria. E i riferimenti alle fattezze fisiche del Berlusconi minore (alla chioma che sembra “un deposito di brillantina”, ai baffi identici a quelli “smessi dal fratello nel 1976”) non posssono certo ritenersi offensivi. Anzi, il riferimento ai baffi rafforza l’ironia sulla subalternità di Paolo a Silvio, senza minimamente travisarne la dimensione pubblica così come rivendicata, del resto, dallo stesso Paolo.