Trenitalia non ripudia la guerra
Nel giugno 2004 sul sito www.autistici.org, riferibile alla “Associazione Investici”, viene costruita una pagina web che riproduce la home page di “Trenitalia”. Il contenuto, però, ne viene stravolto. E’ una reazione alla decisione di Trenitalia di impiegare treni e linee ferroviarie per il trasporto di materiale bellico destinato all’Irak.
In alto a sinistra della pagina web campeggia il marchio di Trenitalia con la scritta “Trenitalia: orgogliosi di essere zerbini degli eserciti”. Al centro, l’invito a scoprire la nuova offerta di “venti vagoni di carri armati al prezzo di dieci!”. Poi, alcune informazioni su come salire “in tank senza biglietto”, prenotazioni su “Eurowar”, informazioni su “I treni armati della tua regione”, “Le offerte e i servizi di Trenitalia. Le opportunità per trasportare missili e risparmiare”, una rubrica su “La società; la flotta; gli accordi di sottobanco; le Ferrovie dello Stato; i treni della morte”. Infine, viene riprodotto in ogni dettaglio il riquadro che permette di avere informazioni sulle partenze e gli arrivi: “Dove hai i tank?” al posto di “Da dove vuoi partire?”, “Dove li vuoi spostare?” al posto di “Dove vuoi arrivare?”, “Quando vuoi dichiarare guerra?” al posto di “Quando vuoi partire?”. Ciò allo scopo di fornire dettagliate informazioni sulle proteste e i blocchi pacifisti. Il tutto riproducendo alla perfezione gli elementi formali e grafici del sito www.trenitalia.com.
Trenitalia S.p.a. non prende bene la cosa. Con procedura d’urgenza ricorre al Tribunale di Milano in composizione monocratica il quale, dopo aver “considerato che i messaggi e le immagini del sito dell’Associazione appaiono fortemente offensivi e lesivi, nella sostanza, della reputazione della ricorrente, non essendo neppure qualificabili come diritto di critica, per non essere subordinati al rispetto dei limiti dell’interesse pubblico alle informazioni e della correttezza formale dell’espressione, né presupponendo una notizia preesistente”, ordina l’oscuramento della pagina web, inibisce alla associazione l’uso del termine “Trenitalia”, dispone la pubblicazione del provvedimento a spese dell’associazione sui quotidiani “Il Sole 24 ore” e “Il Corriere della Sera” (Trib. Milano 3 agosto 2004).
L’Associazione propone reclamo al Tribunale in composizione collegiale, che lo accoglie riconoscendo il diritto di satira. Dopo aver premesso che “la satira si configura quale diritto di critica esercitato in forma sarcastica ed ironica e pertanto, in relazione all’intrinseca esasperazione grottesca dei toni che in genere la contraddistinguono, non puo’ implicare il rigoroso rispetto di parametri espressivi improntati ai criteri di stretta razionalita’ e di adeguatezza richiamati a proposito del diritto di critica”, e che nel caso in questione “la tecnica utilizzata per raggiungere l’effetto satirico sia di natura sostanzialmente parodistica”, il Tribunale di Milano afferma che rientra nel diritto di satira “lo stravolgimento dell’home page del sito di Trenitalia s.p.a., ricollegando i riconoscibili elementi formali e grafici a vicende di indubbio rilievo politico, al fine di manifestare in chiave satirica un evidente e severo giudizio critico sul contributo posto in essere dalla societa’ alla movimentazione di mezzi militari e dunque secondo la tesi che fonda tale elaborazione all’indebita partecipazione del nostro Paese ad eventi bellici in ossequio a direttive politiche di parte”.
Dunque inizialmente, in data 3 agosto 2004, il Tribunale di Milano, in composizione monocratica, aveva accolto il ricorso di Trenitalia s.p.a., ma con motivazioni che non possono essere minimamente condivise.
In primo luogo, il giudice unico, per valutare la legittimità dello stravolgimento del sito di Trenitalia effettuato dalla “Associazione investici”, non ha scelto il parametro della satira, bensì quello della critica. Ciò all’evidente scopo di applicare i più ristretti margini di operatività che la critica offre all’autore rispetto alla satira, giustificando così l’intervento repressivo. Scelta errata, poiché l’ironia che caratterizza il prodotto grafico della associazione è manifesta.
Ma anche a voler ritenere esatta la scelta di giudicare la fattispecie secondo le regole della critica, la motivazione non convince. Secondo il giudice, la rappresentazione grafica e il contenuto del sito non rientrerebbero nel diritto di critica, perché avrebbero violato i requisiti dell’interesse pubblico e della continenza formale.
Difficile sostenere che nella denuncia dell’uso delle ferrovie per il trasporto di materiale bellico in Irak non possa scorgersi un interesse pubblico. La guerra in Irak rientra certamente tra le questioni più rilevanti del nostro paese. La contrarietà all’impegno delle truppe italiane in Irak è stata espressa da vasti settori della società civile. Se è legittima la critica nei riguardi del Governo italiano per le sue decisioni in materia di politica internazionale, è pure legittima la critica ad ogni soggetto a rilevanza pubblica che contribuisce materialmente alla esecuzione di quelle decisioni. Trenitalia sconta la scelta di essersi obbligata contrattualmente a fornire mezzi e strutture agevolando la permanenza delle truppe in Irak.
Nemmeno si può dire violato il requisito della continenza formale. La pagina web è costellata di link irriverenti, ma tutti aventi lo stesso denominatore comune: la guerra. E il messaggio che viene percepito dal visitatore non può essere che uno: Trenitalia mette a disposizione del Governo linee ferroviarie e vagoni per il trasporto di materiale bellico destinato all’Irak. Nulla, quindi, che possa far ritenere distorto il dato reale. Nemmeno i riferimenti ai “treni della morte” possono ritenersi in violazione del requisito della continenza formale, dal momento che la guerra porta sempre morte.
Infine, sfugge il significato della parte finale della motivazione, laddove esclude il diritto di critica non presupponendo i messaggi e le immagini del sito “una notizia preesistente”. L’affermazione è tutt’altro che chiara. E’ possibile che il giudice abbia con ciò voluto dire che il trasporto ferroviario di materiale bellico destinato in Irak non era mai stato pubblicizzato a livello mediatico, così da non poter essere considerato “notizia” su cui basare la critica. Argomentazione non condivisibile, poiché presuppone una concezione della notizia basata non sulla sua obiettiva importanza, ma sulla rilevanza ad essa attribuita da organi di informazione o ufficiali. E’ notizia ogni accadimento obiettivamente importante per la collettività, non ciò che viene considerato tale dagli organi di informazione o istituzionali. Gli organi di informazione, nel diffondere una notizia potenzialmente lesiva, devono conformarsi soltanto al requisito dell’interesse pubblico.
Non a caso la decisione del giudice unico è stata ribaltata dal Tribunale in composizione collegiale, al quale l’associazione aveva fatto ricorso. Punto fondamentale della decisione del collegio è aver valutato la fattispecie in questione secondo i parametri del diritto di satira. Molto acutamente il collegio riconduce la riproduzione e la sostanziale deformazione del sito di Trenitalia alla parodia, consistente nello “stravolgimento dei contenuti concettuali dell’opera” ribaltandone radicalmente il significato e realizzandone la “relativa antitesi sostanziale” per finalità satiriche “attraverso l’utilizzazione dei suoi stessi elementi estrinseci e la conservazione della sua forma esteriore”.
Il collegio, poi, afferma la legittimità dello stravolgimento del sito di Trenitalia, in quanto effettuato a fini satirici con riferimento ad un tema di indubbia importanza politica: la partecipazione dell’Italia alla guerra in Irak. Giustamente il collegio ritiene assolutamente compatibile la critica con la satira, poiché quest’ultima, esprimendosi in termini sarcastici e grotteschi, molto spesso viene fatta proprio allo scopo di portare un attacco a qualcuno e alle sue pubbliche prese di posizione.
Ed essendo del tutto legittima la critica politica nei riguardi di un ente che contribuisce alla messa in atto di una decisione del Governo in un tema a rilevanza pubblica, quale quello della partecipazione dell’Italia alla guerra in Irak, è legittima anche la rappresentazione in termini ironici e grotteschi di quella critica. Ed è proprio quello che è avvenuto attraverso lo stravolgimento del sito di Trenitalia, finalizzato a denunciare il suo appoggio, seppure indiretto, alla presenza militare italiana in Irak.
Adoperando, poi, i parametri di valutazione generalmente adottati dalla giurisprudenza, anche nel caso in questione si scorge agevolmente il nesso di coerenza causale tra dimensione pubblica del personaggio oggetto di satira (in questo caso Trenitalia S.p.a.) e contenuto del messaggio satirico. E’ fuori di dubbio la rilevanza pubblica del servizio quotidianamente offerto da Trenitalia. E il contenuto del messaggio satirico consiste nel denunciare Trenitalia come ente che agevola la presenza militare italiana in Irak.